San Francisco: tante facce, un solo cuore

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San Francisco è bella, è vivace, è energica, è solare.

Ci siamo stati solo 3 giorni che sono pochissimi, lo dico subito. Per questo abbiamo dovuto saltare delle cose e vedere piuttosto frettolosamente quello che avevamo in programma.
Il clima è un po’ particolare perché rispetto, ad esempio, a Los Angeles, è molto variabile da un giorno all’altro ed è più fresco, tira spesso vento e la sera una giacca è caldamente consigliata. Di giorno se c’è il sole può anche far abbastanza caldo da stare in t-shirt ma la sciarpa è sempre meglio averla. La prima sera che siamo stati li sembrava di essere a novembre, soffiava un vento gelido che per fortuna avevo lasciato in valigia i miei pantaloncini per un bel paio di jeans e un pile sopra. Aspettavamo l’autobus per tornare in albergo con estrema impazienza.

San Francisco ha mille sfaccettature. In una sola città, ci sono tante zone diverse tra loro e ognuna ha la sua particolarità e la sua bellezza.

Noi le abbiamo scoperte una dietro l’altra, giorno dopo giorno e tutte ci hanno lasciato con quella voglia di tornare a viverle ancora.

La prima cosa che abbiamo fatto appena arrivati è stata quella di attraversare il Golden Gate Bridge in macchina. Ovviamente. Lo abbiamo visto di qua, dalla città, poi di là, dalla sponda che porta a Sausalito. Poi lo abbiamo visto anche da Presidio Park, dove abbiamo parcheggiato, abbiamo fatto quattro passi su un fortino a ridosso dell’oceano e l’ho fotografato instancabilmente. Sempre con il vento in faccia e i cappelli arruffati. E’ una presenza costante ed è il simbolo cittadino.

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Abbiamo fatto una passeggiata lungo Lombard Street per arrivare al tratto più famoso e più turistico: quello formato da otto ripidi tornanti che scendono, contornati da fiori e piante. Ai lati della via ci sono dei gradini per poterla fare a piedi, mentre le macchine in coda e a velocità ridotta percorrono le curve per il gusto di poter dire “io l’ho fatta”.

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Siamo stati al Fisherman’s Wharf, il cui simbolo è un simpatico granchio. In questa zona molto turistica, c’è il famoso Pier 39. Prima di farmi distrarre dai negozi, mi sono fermata a osservare incuriosita i leoni marini che oziavano spaparanzati sui pontili in legno nel porticciolo. Quanto erano buffi! Facevano dei rumori strani, ogni tanto qualcuno si rotolava sopra l’altro, qualcuno si buttava in acqua e qualcun’altro risaliva. E poi da qui c’è una splendida vista sull’oceano e sull’isola di Alcatraz.

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Noi eravamo lì quasi al tramonto e la luce che c’era era veramente magica. Quest’area è piena di negozi di souvenir e di gadget, di bar, ristoranti e chioschi. Per rientrare in hotel, dopo cena, abbiamo deciso di prendere il cable car. Costa la bellezza di 7 dollari (una sola corsa) ma è un’esperienza che va fatta. Innanzitutto, si deve assistere al “giro” del tram che, una volta arrivato al capolinea, viene fatto ruotare manualmente dall’autista e da un aiutante su una piattaforma girevole apposita per poter riprendere la corsa nella direzione opposta. E poi bisogna stare in piedi, nella parte esterna attaccati al palo durante il viaggio. Ben ancorata al palo, ho anche scattato qualche foto da quella prospettiva mentre Riccardo mi sgridava dicendomi di stare attenta.

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Un angolo magico è la Coit Tower. Per arrivarci a piedi, abbiamo attraversato Washington Square, dove un gruppo di cinesi faceva Tai Chi e dove pare ci sia una capsula del tempo nella statua di Benjamin Franklin, e abbiamo scarpinato un bel po’ in salita, sulle strade ripide della città per arrivare a Telegraph Hill ma una volta lassù, la vista è fenomenale. Si attraversa un bel giardino e si arriva in una piazzetta con la statua di Cristoforo Colombo. Quando siamo saliti noi, era una bellissima giornata con un cielo azzurrissimo e con il sole che scaldava la pelle. Non siamo saliti dentro la torre perchè era chiusa, ma so che è possibile farlo.

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Abbiamo curiosato tra i negozietti della China Town che ci ha dato il benvenuto con una bellissima porta in stile orientale. Il tuffo nel mondo cinese è praticamente totale, le strade sono tutte addobbate con le tipiche lanterne e i classici portafortuna rossi cinesi. Tra il susseguirsi di negozietti, di ristorantini e di supermercati che vendono verdure, ci siamo ritrovati davanti a una bottega di biscotti della fortuna, nascosta in una viuzza secondaria. Appena varcato l’ingresso, sulla sinistra c’era uno scaffale pieno di sacchettini trasparenti con dentro 5 biscottini e di fronte a noi delle signore sedute che li producevano. Ci si è avvicinato un ometto che ci ha porto un cesto con dentro delle cialde fatte dello stesso impasto dei biscotti per farceli assaggiare e con grande piacere abbiamo acquistato un sacchettino di biscotti che ci portassero fortuna.

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Siamo passati per il quartiere di Mission, dove ci siamo riposati nel suo bel parco verde pieno di gente che giocava, leggeva, rideva, chiacchierava, per poi dirigerci nel coloratissimo e pazzissimo Castro. Questo è il quartiere della comunità gay e le bandiere arcobaleno sventolano ovunque. Persino le strisce pedonali sono colorate. I negozi vendono articoli di chiaro stampo sessuale, i vestiti sono particolarmente strani, addirittura in una vetrina c’era un’ammucchiata di Barbie e di Ken tutti nudi. La libertà sessuale e l’anti-conformismo sono i due principi cardine di questo angolo cittadino, sicuramente molto curioso e dove vale la pena fare un giro.

Il Financial District è il cuore economico di San Francisco. Anche qui abbiamo speso poco tempo. Dei soliti negozi delle solite marche non ce ne fregava niente. Siamo passati sotto al Transamerica, l’altissimo palazzo a piramide, abbiamo camminato tra i grattacieli della città moderna e abbiamo preferito andare al Golden Gate Park. Il parco è gigantesco e ospita il Museo delle Scienze progettato da Renzo Piano, un Giardino Botanico e il Japanese Tea Garden, un tradizionale giardino giapponese, oltre ad un’altra ventina di cose.

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Abbiamo scartato il Museo delle Scienze e il Giardino Botanico per questioni di tempo e siamo entrati nel Japanese Tea Garden. E’ molto curato e molto suggestivo, con una bella pagoda rossa, prati verdi, pieno di piante, con dei fiumiciattoli che terminano in piccoli laghetti e una statua del Buddha. Poi abbiamo noleggiato un risciò per 4 persone (35 dollari/1 ora) e abbiamo fatto il giro di una parte del parco, sostanzialmente girando attorno al lago interno, Stow Lake. Abbiamo rischiato la vita un po’ di volte perchè la strade sono le stesse percorse da pedoni, biciclette e auto ma tutto è bene quel che finisce bene e se sono qui a raccontarlo…

Ah, e poi c’è quell’ora in cui siamo andati a Ocean Beach. Che emozione! Le strade per arrivare passavano attraverso delle casette basse, color pastello, chiare, tutte in fila. Sembrava di essere al mare, al sud Italia. Un paesaggio tipo quello. La spiaggia immensa, grandissima, ampissima. Ci siamo tolti le scarpe e l’abbiamo attraversata tutta a piedi nudi, facendo un po’ di fatica affondando nella sabbia fino al bagnasciuga. C’erano poche persone, nessuno prendeva il sole o faceva il bagno. Erano tutti lì a passeggiare o a fare surf. Ho pucciato i piedi nell’acqua gelida dell’oceano e ho guardato all’orizzonte, pensando “Uau, sono a San Francisco, a 15 ore di volo da casa, sul Pacifico.” E mi sono sentita fortunata. Mi sentivo una bimba felice e ho scritto sulla sabbia con le dita.

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Mi è piaciuta l’umanità di San Francisco: dalla simpatia del ragazzo che ci ha accolto in reception con il ciuffo colorato e la sua voglia di parlarci del suo viaggio appena terminato in Italia alla ragazza che sull’autobus ci ha indicato la strada da fare senza che noi le chiedessimo nulla. E vogliamo parlare del fatto che quando le persone scendono dall’autobus guardano nello specchio retrovisore dell’autista e, ringraziandolo, lo salutano?

Altre due cose mi hanno colpito di San Francisco: i murales e le strade.

Le strade di San Francisco si inerpicano su per le colline e quando sei nella parte alta della città, le segui con gli occhi e vedi che dritte dritte si buttano nel mare. Le strade di San Francisco si srotolano giù dai pendii, tra le case in fila, ordinate, colorate e quando sei sul mare le scruti arrampicarsi verso il cielo. In entrambi i casi, le strade di San Francisco ti conducono in un posto che difficilmente riuscirai poi a dimenticare.

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13 risposte a San Francisco: tante facce, un solo cuore

  1. silviademick ha detto:

    Mi hai fatto venire una nostalgia incredibile di San Francisco! Per me il clima lì è il massimo: caldo di giorno e fresco (anzi, a volte quasi freddo) la sera. Ma soprattutto l’inverno: una volta a dicembre si stava bene con un maglioncino. E il cielo, poi? Di un azzurro incredibile 🙂

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    • Sara ha detto:

      Silvia, non ti dico io che nostalgia a riguardare le foto! Una città fantastica ed è stato un peccato esserci stati così poco. Purtroppo si trova dall’altra parte del mondo quasi, e chissà se ci tornerò…

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  2. UrsaMinor ha detto:

    Bello il colpo d’occhio delle foto!
    E bello anche l’itinerario con le scelte che avete fatto: dal tram al JapanGarden.
    La vista dei cinesi che fanno il tai chi (lo faccio anche io) per strada, che meraviglia!
    E l’ammucchiata delle Barbie hahahahh!
    Che bel viaggio mamma mia 15 ore di volo…e chissà quando mi capita a me! (ho un’autonomia di massimo 3 ore poi sto male) 😀
    Perchè non siete andati sull’isola di Alcatraz?
    Un salutone
    Daniela

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  3. Meridiano307 ha detto:

    Che nostalgia…anche io sono ci sono stata solamente 3 giorni ma ne ho un ricordo pazzesco. Il blu del cielo, la forza del vento, il panino con il granchio, le villette a schiera..Questa città ha assolutamente qualcosa di magico

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  4. Che sogno San Francisco! La città più bella della costa ovest senza dubbio! 🙂 l’hai fatta rivivere in parole e fotografie! Grazie! 😀

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  5. Pingback: [Mini-Guida]USA: Itinerario e costi di un viaggio nella West Coast | Bagaglio a Mano Rulez

  6. roberta ha detto:

    che bella frisco..ogni volta che vedo sue foto m si apre il cuore, non avete visitato la saint grace cathedral?

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